Percorsi di distretto: implementare gli strumenti per la tracciabilità e la sostenibilità è il roadshow organizzato tra novembre e dicembre 2024 nei territori-chiave della produzione moda italiana per aiutare le imprese ad affrontare le complessità normative della transizione sostenibile. Le cinque tappe del programma, concepito come seguito ideale dell’Evento 4sustainability Connection Wires, hanno offerto l’occasione per approfondire anche le soluzioni YHub, primo gruppo italiano di servizi innovativi e piattaforme digitali per la tracciabilità e la misurazione d’impatto del settore.
Le tappe del roadshow
Biella, 12 novembre | In collaborazione con Magnolab
Como, 14 novembre | In collaborazione con Brachi Testing Services
Fermo, 19 novembre | In collaborazione con ITS Smart Academy
Prato, 25 novembre | In collaborazione con Prato Futura
Arzignano, 4 dicembre | In collaborazione con Distretto Veneto della Pelle
Gli spunti del confronto con le aziende
Il dialogo con la filiera produttiva ha ruotato attorno a macro-temi di evidente attualità, sviluppati con l’intento di informare e fornire risposte concrete alle esigenze delle aziende, valorizzando al contempo le peculiarità di ogni territorio.
- Conformità normativa come leva d’innovazione: le nuove direttive europee, pur molto impegnative, rappresentano un’opportunità per ripensare processi e strategie aziendali.
- La tracciabilità, standard del futuro: la capacità di mappare e collegare i flussi produttivi è centrale per accrescere la fiducia dei clienti e garantire la competitività sui mercati globali.
- L’importanza delle partnership: la collaborazione tra attori della filiera è condizione irrinunciabile per assicurare la transizione del settore.
- L’armonizzazione come scopo: la riduzione delle inefficienze passa per l’adozione di sistemi uniformi di raccolta dati e di controllo.
La risposta dei territori
L’interesse e la partecipazione attiva che hanno caratterizzato tutte le tappe del roadshow testimoniano una crescente sensibilità delle imprese verso la trasformazione sostenibile dei modelli di business: ciò che è emerso con forza, rispetto a un passato anche recentissimo, è la consapevolezza degli scenari aperti dall’accelerazione normativa globalmente in atto e da quella altrettanto importante a livello di soluzioni tecnologiche a supporto, dove una delle sfide più sentite ha certamente a che fare con il Passaporto Digitale di Prodotto.
Gli impatti di questa ondata di novità sull’operatività delle aziende è fonte di preoccupazione trasversale ai vari distretti. Pesano sul contesto l’incertezza sulle specifiche delle leggi in arrivo e gli oneri connessi; il fronte aperto della sicurezza dei dati, sulla cui trasparenza si gioca la partita della transizione sostenibile; il procedere lento nell’armonizzazione dei requisiti richiesti dai brand e la fatica che costa ai fornitori adeguarsi…
Insomma, un orizzonte complesso che i relatori del ciclo di incontri – per YHub, Francesca Rulli, Martina Schiuma, Massimo Brandellero ed Enrico Purgato – hanno provveduto a schiarire rassicurando l’uditorio sulla gradualità e la fattibilità di un processo di conversione da interpretare come opportunità di crescita, prima ancora che come obbligo. L’essenziale è attrezzarsi, cominciando dalla mappatura dei diversi tier lungo la filiera e dalla raccolta dei dati di performance ambientale e sociale su cui si fonda il Green Deal Europeo, indispensabili anche per la costruzione dei DPP.
Esigenze comuni, accenti diversi
La risposta dei territori ha evidenziato elementi di riflessione assolutamente trasversali, ma con accenti diversi da distretto a distretto.
Biella e Como
A Biella e Como, il confronto ha restituito un quadro molto interessante delle dinamiche all’origine di alcune istanze delle imprese, non solo di questi distretti. L’uscita delle prime bozze delle normative, in particolare, ha generato una duplice accelerazione: da una parte, i controlli nei confronti dei fornitori sono sensibilmente aumentati, spinti anche dai casi giudiziari di non conformità che hanno esposto mediaticamente alcuni brand; dall’altra, si è generata una vera e propria rincorsa allo sviluppo di piattaforme tecnologiche da testare oggi perché possano essere pronte domani, all’entrata in vigore delle nuove leggi. Il peso di questo caos si è riversato sulle aziende della filiera, da cui è emersa forte ed esplicita la richiesta di armonizzazione dei sistemi di auditing, oltre che di raccolta dati.
“È un’urgenza – spiega Francesca Rulli – che abbiamo colto in tutti gli appuntamenti del roadshow e che richiede uno sviluppo coerente delle nostre soluzioni a supporto di brand e filiera. Il percorso di ascolto ci guida verso l’obiettivo di armonizzare strumenti e metodi, offrendo alla filiera una soluzione idonea a raccogliere ed elaborare i dati per rispondere più efficacemente alle richieste dei clienti. Questo approccio facilita lo scambio e ottimizza lo sforzo necessario per gestire e verificare le informazioni. Nel 2025, continueremo a lavorare con determinazione su questa strada, convinti che solo un confronto costante con le imprese possa avvicinare gli obiettivi. Ringrazio chi ci ha ospitati e chi, con le sue domande e i suoi interventi, ha arricchito il nostro viaggio nei distretti della moda italiana”.
Prato
L’apertura a logiche collaborative e l’interesse ad approfondire i dettagli per adottare le misure necessarie è risultata maggiore nei territori con imprese più strutturate e verticalizzate. In un distretto come quello di Prato caratterizzato invece da aziende mediamente piccole e piccolissime, la riflessione è confluita su un tema come la frammentazione che riguarda il modello produttivo in senso più ampio – al di là, cioè, degli oneri riferibili alla sola transizione green – e sui concetti di aggregazione e collaborazione sistemica per superare il vincolo dimensionale.
Fermo
Un’altra esigenza diffusa trasversalmente ai distretti dove abbiamo fatto tappa è la carenza delle competenze che servono per realizzare progetti concreti di tracciabilità e riduzione d’impatto. In quello calzaturiero delle Marche è risaltato in modo particolare: il legame tra la lentezza dei processi di conversione e la difficoltà di reperire risorse già formate e pronte per lavorare in azienda è suonato infatti in forma quasi di appello, come limite alla progettualità per lo sviluppo sostenibile, oltre che per la compliance.
Arzignano
La trasparenza è una condizione necessaria della sostenibilità che richiede in tanti casi un vero e proprio switch culturale. Vale per tutti i distretti del tessile e vale, a maggior ragione, per i distretti della pelle come quello di Arzignano, dove il know how delle singole imprese ha caratteristiche tipiche di unicità ed eccellenza. Le resistenze che ne derivano alla condivisione dei dati – indispensabile per intraprendere certi percorsi di trasformazione – si superano quindi solo con un netto cambio di mindset.
“L’incontro di Arzignano – rileva Massimo Brandellero – ci ha dato modo di sottolineare come la condivisione dei dati lungo la filiera sia un requisito indispensabile per restare competitivi, interpretando gli obblighi di adeguamento alle nuove norme come opportunità di crescita.
Il Passaporto Digitale di Prodotto emerge come lo strumento più idoneo per valorizzare la qualità e la sostenibilità del Made in Italy, assicurando una maggiore connessione tra i diversi attori della filiera e rafforzando la fiducia dei clienti sui mercati globali.
Grazie al Distretto Veneto della Pelle per l’accoglienza e a tutte le aziende presenti per gli utili spunti di riflessione. La strada è complessa, ma il distretto di Arzignano, con il suo patrimonio di tradizione e capacità innovative, ha tutte le caratteristiche per diventare un esempio di eccellenza sostenibile”.