È una bella azienda di tradizione, il Lanificio dell’Olivo. Bella e lungimirante, perché la strada della sostenibilità l’ha imboccata quando il significato stesso del termine era noto ancora a pochi. Bella, lungimirante e intelligente, perché capace di dare struttura e continuità a questa scelta strategica anche attraverso i cambi di timone e assetto societario che hanno caratterizzato la sua storia recente.
Filati di qualità dal 1947
Lanificio dell’Olivo nasce nel 1947 da uno spin off e si afferma nel tempo come azienda leader nella produzione di filati in lana fantasia e di tessuti in maglia. Negli anni Settanta, partecipa alla fondazione di Pitti Filati, la prima fiera internazionale del settore a cui non manca mai di partecipare presentando collezioni di anno in anno più innovative e sostenibili.
Negli anni ’80 e ’90, il Lanificio consolida la sua leadership nel mercato della produzione di filati di Alpaca e Mohair sia in Italia che nel mondo. E nel 2012, con l’acquisto di Karisma Srl, diventa la più grande azienda di ritorcitura del distretto tessile pratese, una delle più importanti in Italia.
La voglia di crescere e realizzare il fatidico salto di qualità si concretizza in due momenti storicamente decisivi: nel 2017, a seguito dell’ingresso nel capitale di un fondo di investimento, si realizza il passaggio dal modello d’impresa a conduzione familiare tipico di tante piccole e medie imprese nazionali al modello di organizzazione manageriale, una trasformazione che preserva con attenzione, però, le competenze interne e le valorizza.
Il secondo atto, nel 2020, vede l’acquisizione del Lanificio da parte del fondo di private equity Ethica Global Investments, con una partecipazione del management. L’obiettivo è favorire lo sviluppo attraverso iniziative di crescita organica, ma anche attraverso scelte mirate a gettare le basi per fare dell’azienda un polo di riferimento in Italia per il filati di qualità.
Cultura sostenibile
Nel 2016, Lanificio dell’Olivo comincia a strutturare con il supporto di Process Factory il suo impegno per la sostenibilità. Nasce così Going Green, un programma che copre tutti i settori chiave della sostenibilità, dalla responsabilità sociale alla riduzione del rischio chimico, alla tracciabilità, all’uso di energia pulita. L’adesione a 4sustainability segna l’avvio di un piano operativo coerente, che supera la dichiarazione d’intenti implicita nel Detox Commitment di Greenpeace, sottoscritto quello stesso anno, definendo priorità, metodologie e strumenti concreti.
Fabio Campana, socio e Amministratore Delegato di Lanificio dell’Olivo, ricorda l’importanza di questo passaggio che al suo ingresso in azienda, nel 2017, si era appena compiuto.
“Venivo da altri settori ancora estranei a certe tematiche”, racconta. “La filiera tessile non era troppo più avanti, peraltro… Il Lanificio dell’Olivo si è mosso tra i primi e con rigore, perché ha dato seguito a un impegno, quello con Greenpeace, che indicava nell’eliminazione delle sostanze chimiche in produzione il traguardo ideale, ma non la strada per arrivarci. Questa strada l’abbiamo individuata nella metodologia ZDHC e nel protocollo 4s Chem di Process Factory che a quella metodologia s’ispira da sempre. Abbiamo scelto e stiamo portando avanti il percorso più impegnativo e più serio della trasparenza dei dati, della disponibilità a misurarci e farci misurare per individuare punti di forza e priorità di miglioramento. Quest’anno, sulla gestione chimica, abbiamo ottenuto il livello d’implementazione advanced di 4sustainability, un traguardo importante che premia una strategia trasversale anche alle altre dimensioni della sostenibilità”.
Non solo chimica
Se la buona chimica è il fronte su cui è nata la partnership fra il Lanificio dell’Olivo e Process Factory, le vie possibili di collaborazione sono tante quante le iniziative in cui si struttura il framework 4sustainability. Le priorità del presente sono 4s Trace per la tracciabilità dei processi produttivi, 4s People per il benessere organizzativo e 4s Materials per la progressiva sostituzione delle materie prime “tradizionali” con alternative a maggiore contenuto di sostenibilità. L’azienda toscana, qui, parte benissimo, avendo acquisito nel tempo numerose certificazioni a garanzia di un impegno che privilegia le fibre naturali biologiche, le fibre sintetiche da riciclo e fibre animali provenienti da allevamenti controllati e cruelty free.
Un cambiamento in due atti
“Lanificio dell’Olivo è una delle prime aziende italiane a marchio 4sustainability, una delle prime a riconoscersi nel sistema di implementazione a monte”, sottolinea Campana. “È un framework impegnativo che non prevede scorciatoie e che proprio per questo è riconosciuto dal mercato, per il valore implicito nei suoi requisiti rigorosi e nei principi di trasparenza e disponibilità dei dati che servono per misurare le performance di sostenibilità. Siamo cresciuti insieme e insieme cresceremo ancora, credo, perché ci unisce la stessa visione”.
Francesca Rulli, CEO di Process Factory, non dimentica l’incontro con l’allora Direttore Generale del Lanificio dell’Olivo Giancarlo Carlesi, capace di riconoscere i segnali del mercato e di tradurli in scelte e azioni rivelatesi poi lungimiranti. “Tra Giancarlo e Fabio – sottolinea – si è realizzato un passaggio ideale di testimone. Se il primo ha gettato infatti le basi del cambiamento, Fabio si è reso protagonista di un’accelerazione importante, fondata sulla misurazione delle prestazioni realizzate nel concreto dall’azienda e sul coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali. Per noi, una storia esemplare che merita di essere raccontata”.