Il 30 marzo 2022, nell’ambito dell’EU Green Deal, la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di Regolamento sull’Ecodesign per i Prodotti Sostenibili (ESPR) con l’obiettivo di promuovere prodotti a minore impatto ambientale. La proposta include il concetto di Digital Product Passport. Proviamo a capire insieme di cosa si tratta attraverso una serie di domande e risposte!

Cos’è un Digital Product Passport?

Il Digital Product Passport, in estrema sintesi, è un documento informativo e un registro digitale che contiene informazioni sull’intero ciclo di vita di un prodotto, tra cui identificatori del prodotto stesso, composizione dei materiali, prestazioni, dati ambientali e sociali. La Commissione Europea propone i DPP come una via sicura e standardizzata per condividere informazioni sui prodotti lungo tutta la catena del valore, accessibili tramite un identificatore fisico come un QR Code o un chip RFID. Il DPP può essere introdotto e attivato in qualunque fase della catena di produzione o, al più tardi, quando il prodotto entra nel mercato dell’Unione Europea.

Qual è lo scopo del DPP?

I DPP potrebbero rivoluzionare la progettazione, la produzione e il consumo di prodotti, fornendo ai consumatori e alle imprese informazioni affidabili e comparabili sul loro impatto ambientale e sociale. Possono per questo svolgere un ruolo cruciale nel promuovere e accelerare la diffusione di modelli di produzione e consumo sostenibili. Inoltre, i DPP possono facilitare la transizione verso un’economia circolare, migliorando la tracciabilità del ciclo di vita dei prodotti e fornendo informazioni utili per il riuso, il riciclo e la riparazione. Possono infine rafforzare la comunicazione aziendale, semplificare i messaggi agli stakeholder, proteggere la reputazione del marchio agganciandosi anche a sistemi anti-contraffazione e aiutare le autorità a condurre controlli più efficaci.

Quando saranno regolamentati i DPP?

I DPP sono ancora in fase di sviluppo, ma il Regolamento sull’Ecodesign per i Prodotti Sostenibili potrebbe entrare in vigore nel 2024 e gradualmente estendersi fino al 2030. Tra i primi settori interessati, l’industria tessile, quella elettronica, la chimica e l’industria dei prodotti per l’edilizia.

Quali saranno i requisiti del Digital Product Passport?

Tra i requisiti generali previsti per i Digital Product Passport, l’ESPR indica i seguenti.

  • Il DPP deve essere collegato tramite un supporto dati a un identificatore unico del prodotto.
  • Il supporto dati deve essere fisicamente presente sul prodotto, sulla confezione o sulla documentazione che accompagna il prodotto.
  • Il supporto dati e l’identificatore unico del prodotto devono essere conformi allo standard (ISO/IEC) 15459:2015.
  • Tutte le informazioni incluse nel DPP devono essere basate su standard aperti, sviluppati con un formato interoperabile e devono essere leggibili, strutturate e ricercabili.
  • Le informazioni incluse nel DPP devono fare riferimento al modello, al lotto o all’articolo del prodotto.

DPP e prodotti: informazioni tipo

Sebbene i campi-dati non siano stati ancora definiti con esattezza e servano ulteriori studi e valutazioni di impatto, l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation contiene già alcune indicazioni importanti sul tipo di informazioni che i Digital Product Passport dovranno riportare. Il fine ultimo è che entro il 2030, i prodotti tessili che entreranno nel mercato dell’UE siano durevoli, riparabili e riciclabili, realizzati principalmente con fibre riciclate, privi di sostanze nocive e prodotti in modo etico nel rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente.

  • Identificativo prodotto, specifiche e informative d’uso
  • Consumo di acqua ed energia durante la produzione per chilogrammo o unità di prodotto
  • Possibile rilascio di microplastiche non biodegradabili
  • Modalità di gestione del fine vita
  • Possibile durata del prodotto
  • Emissioni di gas serra associate ai processi produttivi
  • Percentuale di contenuto riciclato nell’imballaggio del prodotto
  • Emissioni di gas serra associate alle operazioni di lavaggio e asciugatura di un capo di abbigliamento
  • Modalità di uso e manutenzione del prodotto per evitare la sua sostituzione o prematura sostituzione
  • Modalità di recupero e riciclo
  • …..

Sfide e opportunità

Nonostante i vantaggi intuibili dei DPP, non mancano i nodi da sciogliere e le sfide da affrontare: aspetti come la privacy dei dati, per esempio, le incertezze regolamentari e l’interoperabilità dei dati e della tecnologia. Queste stesse sfide possono favorire l’innovazione e la collaborazione fra stakeholder, essenziale per creare un’economia più trasparente e sostenibile. E possono aprire opportunità interessanti per le imprese, aiutandole a posizionarsi meglio sui mercati e a fidelizzare ulteriormente i propri clienti.

Tra le principali opportunità e benefici conseguenti all’applicazione della normativa possiamo indicare la possibilità di

  • tracciare l’estrazione/produzione delle materie prime, supportando gli sforzi di due diligence;
  • raccontare la storia di un prodotto e i suoi impatti, abilitando servizi relativi alla sua rigenerazione, riparabilità, riutilizzo/rivendita/seconda vita, riciclabilità, nuovi modelli di business;
  • agevolare le autorità di sorveglianza del mercato e le autorità doganali, rendendo disponibili le informazioni di cui possono aver bisogno per svolgere i loro compiti;
  • dotare le autorità pubbliche e i responsabili politici di informazioni affidabili, tali da consentire di collegare gli incentivi alle prestazioni di sostenibilità;
  • consentire ai cittadini di accedere a informazioni pertinenti e verificate relative alle caratteristiche dei prodotti che già possiedono o che stanno considerando di acquistare/noleggiare.

In sintesi

Il Digital Product Passport richiederà all’industria di misurare e comunicare i propri impatti, stimolandola a migliorare le proprie prestazioni di sostenibilità”, spiega Francesca Rulli, CEO di Process Factory e founder di 4sustainability. “Parallelamente, i consumatori potranno acquisire quella consapevolezza che oggi manca nelle loro scelte di acquisto. È una rivoluzione che avrà ricadute importanti sul settore, ma che è indispensabile se vogliamo veramente aumentare la trasparenza, la riduzione di impatto e la circolarità”.

Tutto questo implica che le aziende si facciano trovare pronte, cominciando a identificare le informazioni rilevanti da condividere, a coinvolgere gli stakeholder interni ed esterni, a cercare opportunità di partnership e a sperimentare gradualmente i DPP per apprendere strada facendo.

Anche se i chiarimenti arriveranno nei prossimi mesi, le variabili fondamentali della trasparenza sono già identificate. Le imprese della filiera devono attrezzarsi perché i temi e le misurazioni in gioco richiedono preparazione, strumenti, metodi e tempi idonei a venire metabolizzati in seno all’azienda prima di essere comunicati all’esterno”.

Come si affronta una tale sfida? Secondo Rulli, gli attori coinvolti devono focalizzarsi su aspetti differenti ma complementari:

  • il brand ha necessità di mappare le sue filiere di produzione, arrivando a conoscerle in modo approfondito e di dotarsi di sistemi di tracciabilità tali da avere certezza dei processi utilizzati per la realizzazione del prodotto;
  • la filiera ha necessità di mappare e conoscere in modo approfondito gli impatti dei suoi processi produttivi, per fornire al brand dati verificati e validati e garantire così la diffusione all’esterno di informative corrette tali da non esporlo a rischi reputazionali.

Brand e filiera insieme potranno così costruire programmi più stabili di partnership produttiva e di riduzione di impatto, basandosi su una conoscenza profonda dei dati e su sistemi sicuri di tracciabilità e misurazione. È con questo approccio e guardando al futuro – spiega Rulli – che abbiamo strutturato la piattaforma Ympact per la misurazione degli impatti di filiera, piattaforma basata sul sistema 4sustainability e sulla soluzione IT di The ID Factory per la tracciabilità dei prodotti. Gli strumenti sono fondamentali per affrontare le sfide di raccolta-dati, in particolare quelle più impegnative che richiedono di gestire moli importanti di dati verificandone la piena conformità alle normative vigenti”.