La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) approvata in via definitiva il 24 aprile 2024 dal Parlamento Europeo si propone come strumento-chiave per la promozione di comportamenti sostenibili e responsabili da parte delle imprese che operano sul mercato europeo. Ispirandosi ai Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani e alle linee guida OCSE, la direttiva pone l’accento sul dovere di diligenza aziendale, impegnando le imprese a identificare e affrontare gli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente nel pieno rispetto dei fattori ESG.
Quando si parla di Due Diligence, si fa riferimento a un approccio basato sul rischio, che chiama le aziende ad adottare politiche aziendali proporzionate e commisurate alla probabilità e alla gravità di un potenziale impatto negativo sulla società e sull’ambiente, individuando le circostanze specifiche e i fattori di rischio, in particolare rispetto alle attività, dimensioni e lunghezza della loro catena di valore, alle dimensioni dell’azienda, alla sua capacità, alle risorse e alle leve finanziarie a disposizione.
Alcuni Stati Membri hanno già introdotto nel loro ordinamento delle norme in materia di dovere di diligenza e altrettanto hanno fatto alcune imprese in maniera volontaria. La direttiva sulla due diligence intende uniformare, mediante l’obbligatorietà, la valutazione dei rischi e degli impatti.
Responsabilità sociale e ambientale delle imprese: la legislazione europea
La materia è normata dalla Direttiva 2004/35/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (21 aprile 2004), circa la responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, che ha istituito un quadro di riferimento sulla base del principio “chi inquina paga” per le operazioni proprie delle imprese, ma non per le Catene di imprese. Le disposizioni sulla responsabilità civile introdotte dalla CSDDD saranno quindi complementari a questa Direttiva.
Inoltre, tale disciplina si incrocia con quella introdotta dalla Direttiva (UE) 2022/2464 del Parlamento Europeo e del Consiglio (14 dicembre 2022), nota come Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), entrata in vigore il 5 gennaio 2023. Tale direttiva ha esteso da 11.700 a circa 50.000 il numero di aziende coperte dalla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (NFRD) in materia ambientale e sociale, di rischi, impatti, misure (inclusa la dovuta diligenza) e politiche relative ai diritti umani, aggiungendo l’obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità al processo di due diligence aziendale.
La CSDDD integra inoltre la Direttiva 2011/36/UE sulla prevenzione e lotta alla tratta di esseri umani e sulla protezione delle vittime, il regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto, la proposta di regolamento sull’eliminazione della deforestazione e sulle catene di approvvigionamento, la proposta di un nuovo regolamento sulle batterie, l’iniziativa per il futuro dei prodotti sostenibili (SPI) e la comunicazione sul potere dei partenariati commerciali.
Gli obiettivi
La CSDDD stabilisce i criteri che le aziende devono osservare per garantire il rispetto dei diritti umani e di standard ambientali minimi. Nell’identificare e valutare gli effettivi e potenziali impatti, le aziende sono invitate a identificare le singole relazioni d’affari a rischio più elevato e ad adottare misure idonee a prevenire o mitigare il potenziale impatto negativo influenzando i responsabili di tali impatti.
Gli Stati membri si dovranno adeguare, prevedendo obblighi per le imprese quali l’identificazione, la prevenzione e la mitigazione degli abusi dei diritti umani (lavoro coatto, sfruttamento dei lavoratori e del lavoro minorile, sicurezza sul lavoro…) e la violazione degli standard relativi alla tutela ambientale lungo l’intera catena di valore (impatti ambientali quali emissioni di gas a effetto serra, inquinamento, perdita di biodiversità…).
La Direttiva sulla Due Diligence punta a generare parità di condizioni tra le imprese, garantire maggiore trasparenza per i consumatori e gli investitori e aumentare la responsabilità d’impresa.
La disponibilità di dati ESG accurati e comparabili, in particolare, consentirà agli operatori finanziari di orientare i flussi di capitale verso chi genera impatti ambientali e sociali positivi. Per la filiera tessile, introduce requisiti obbligatori di ecodesign, norme di contrasto al greenwashing e indicazioni sul Digital Product Passport.
Governi Nazionali sulla CSDDD: approvazione con compromesso
La proposta di Direttiva, originariamente presentata dalla Commissione Europea il 23 febbraio 2022, ha subito un esteso processo di negoziazione. Il 14 dicembre 2023, il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea hanno finalmente concordato politicamente su aspetti chiave, inclusi l’ambito di applicazione, le responsabilità delle imprese inadempienti e le relative sanzioni. Successivamente, la Presidenza belga del Consiglio ha tentato due volte di portare il testo all’attenzione degli ambasciatori degli Stati membri al Comitato dei Rappresentanti Permanenti – COREPER, il 28 febbraio e il 9 marzo 2024, ma entrambi i tentativi sono stati rinviati per mancanza di una maggioranza qualificata.
Il 15 marzo, tuttavia, è stato raggiunto un compromesso, con gli ambasciatori degli Stati membri dell’UE che hanno votato a favore del testo della direttiva a maggioranza qualificata. Questo voto è stato seguito, il 19 marzo, dall’approvazione anche da parte della Commissione JURI del Parlamento Europeo. L’ultimo passaggio è datato 24 aprile 2024, data di approvazione finale della proposta da parte del Parlamento riunito in sessione plenaria.
Il testo finale della CSDDD risente dalle modifiche introdotte dal Consiglio Europeo, che ne hanno limitato l’ambito di applicazione coinvolgendo inizialmente solo le aziende più grandi. In origine, la normativa considerava le imprese attive nell’area dell’Unione Europea con oltre 500 dipendenti e un fatturato globale netto di oltre 150 milioni di euro, mentre il testo approvato dal Consiglio Europeo e votato dal Parlamento il 24 aprile focalizza l’attenzione sulle imprese dell’UE con almeno 1.000 dipendenti e un fatturato globale netto di almeno 450 milioni di euro.
Questo compromesso è stato raggiunto per rispondere alle preoccupazioni espresse soprattutto da Germania, Francia e Italia, che criticavano la CSDDD per l’imposizione di regole finanziariamente onerose e per la sua eccessiva complessità amministrativa. La nuova versione della direttiva, inoltre, non include più disposizioni sulla responsabilità civile e l’impegno a coinvolgere progressivamente le imprese non UE attive in settori ad alto rischio, come edilizia, tessile, calzature, agricoltura e agroalimentare, che generano almeno 20 milioni di euro di fatturato nel mercato UE attraverso la produzione o il commercio.
I soggetti obbligati
I soggetti che rientreranno nell’ambito della direttiva, considerando che le soglie indicate dovranno essere raggiunte dall’impresa per due esercizi finanziari consecutivi, saranno le aziende europee ed extra-UE suddivise in:
Gruppo 1 – Aziende “di grandi dimensioni”: aziende che hanno in media più di 1.000 dipendenti, ovvero un fatturato mondiale netto superiore a 450 milioni di euro.
Gruppo 2 – Aziende capogruppo di gruppi “di grandi dimensioni”: aziende che singolarmente non rientrano nelle soglie previste per il Gruppo 1, ma che sono la società madre di un gruppo che ha raggiunto la soglia finanziaria indicata per il Gruppo 1 su base consolidata nell’ultimo anno finanziario.
Gruppo 3 – Aziende che hanno stipulato accordi di franchising/licenza: aziende che hanno stipulato o sono società madre ultima di un gruppo che ha concluso accordi di franchising o di licenza nell’Unione in cambio di royalties con società terze indipendenti e le cui royalties ammontano a più di 22,5 milioni di EUR, ovvero il fatturato netto risulta superiore a 80 milioni di EUR.
Il Compito degli Amministratori d’Impresa
Gli amministratori d’impresa hanno il compito di controllare l’integrazione e la corretta attuazione della Due Diligence. Le attività devono essere supervisionate anche con il coinvolgimento degli stakeholder.
Le azioni da attuare all’interno dell’impresa sono le seguenti:
- integrazione del dovere di diligenza nelle policy aziendali
- identificazione degli impatti effettivamente o potenzialmente dannosi
- adozione di misure che prevengano o mitighino gli impatti negativi
- predisposizione di procedure di reclamo, nel caso in cui persone, organizzazioni o sindacati subiscano impatti avversi
- monitoraggio dell’efficacia delle policy e delle misure di Due Diligence
- comunicazione al pubblico inerente alle attività in materia di Due Diligence
Nella sua posizione, il Parlamento Europeo impone alle aziende di svolgere una Due Diligence approfondita, identificando e, se necessario, prevenendo, ponendo fine o mitigando gli impatti negativi delle proprie attività su diritti umani e ambiente. Ciò include il monitoraggio e la valutazione degli impatti sui diritti umani e sull’ambiente dei partner lungo la catena del valore, compresi fornitori, vendita, distribuzione, trasporto, stoccaggio e gestione dei rifiuti. Inoltre, le grandi società con oltre 1.000 dipendenti devono implementare un piano di transizione verde per limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C, con impatti sulla remunerazione variabile degli amministratori attraverso bonus.
È richiesta la collaborazione e il sostegno alle persone colpite inclusi attivisti per i diritti umani e l’ambiente, l’introduzione di un meccanismo di reclamo e il monitoraggio regolare dell’efficacia della politica di Due Diligence. Le imprese devono rendere disponibili le informazioni relative alla loro politica di Due Diligence sull’European Single Access Point (ESAP) per facilitarne l’accesso agli investitori.
Devono inoltre assicurare che i loro partner aderiscano al piano d’azione di prevenzione e al codice di condotta, chiedendo loro di applicare simili misure nelle relazioni commerciali attraverso l’applicazione di specifiche clausole contrattuali sottoposte a verifica da parte di soggetti terzi. Qualora non fosse possibile minimizzare gli impatti derivanti dalla relazione commerciale, le imprese possono sospendere temporaneamente il rapporto o addirittura terminarlo.
Controllo e sanzioni
Le disposizioni riguardanti la Due Diligence aziendale in materia di sostenibilità saranno implementate attraverso due meccanismi principali:
Supervisione amministrativa
Ciascuno Stato membro dell’Unione Europea istituirà un’autorità di vigilanza incaricata di verificare la conformità delle imprese agli obblighi previsti dalla Direttiva. Tali autorità opereranno in collaborazione fra loro a livello europeo tramite la Rete Europea delle Autorità di Vigilanza istituita dalla Commissione Europea. Saranno autorizzate ad avviare ispezioni e indagini e ad applicare sanzioni alle imprese inadempienti fino al 5% del loro fatturato netto mondiale.
Responsabilità civile
Le persone che subiscono un danno a causa di una violazione dei diritti umani o degli standard ambientali, così come i sindacati e le organizzazioni della società civile, avranno la possibilità di intentare azioni legali entro cinque anni dalla violazione e, se necessario, di ottenere un risarcimento.