In molti, forse, ne avranno sentito parlare, ma quanti ne hanno compreso davvero le implicazioni? Parliamo del G7 Fashion Pact presentato il 22 agosto scorso all’Eliseo dal Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron e dall’amministratore delegato di Kering, François-Henri Pinault.
Si tratta del primo, serio contributo dell’industria globale della moda per la riduzione del proprio impatto sull’ambiente, un piano operativo per combattere il riscaldamento globale e l’inquinamento da micro-plastiche e favorire la ricostituzione delle biodiversità.
Gli obiettivi del Patto sono obiettivi scientifici: portare la riduzione delle emissioni al livello di decarbonizzazione necessario per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C.

GLI OBIETTIVI DEL PATTO

Il valore aggiunto del Patto consiste nell’impegno dei suoi firmatari per migliorare la trasparenza e la responsabilità nelle rispettive catene di fornitura. Tra gli obiettivi delineati, per esempio, troviamo il passaggio al 100% di energia rinnovabile, “con l’ambizione di incentivare l’implementazione delle energie rinnovabili in tutti i processi produttivi ad alto impatto lungo l’intera catena di fornitura entro il 2030”; il passaggio ad approcci rigenerativi e “rispettosi della natura” per l’agricoltura, l’estrazione e la silvicoltura; l’eliminazione di plastiche monouso – sia nel packaging del B2B che in quello del B2C – entro il 2030.

I firmatari del Patto, inoltre, si sono posti l’obiettivo di coinvolgere nel loro impegno almeno il 20% dell’industria globale della moda, valore questo misurato in termini di volume di produzione. “Ci restano solo 11 anni per fermare il cambiamento climatico irreversibile“, si legge infatti nel G7 Fashion Pact. E se l’industria della moda continua a crescere così, le emissioni prodotte oltrepasseranno il 60% entro il 2030 (Fonte: UN Climate Change).

32 LE AZIENDE CAPOFILA

L’accordo – sottoscritto da 32 aziende, tra cui alcuni dei più importanti brand del lusso, dell’activewear, del fast fashion e della vendita al dettaglio è stato presentato durante il G7 ai sette Paesi leader: Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito, che si sono confrontati su questioni globali e azioni coordinate in settori come l’ambiente e il commercio internazionale. Si tratta di nazioni che rappresentano quasi la metà del prodotto interno lordo mondiale e circa un terzo del suo potere d’acquisto.

Un Patto, insomma, che fa ben sperare, soprattutto se ciò che è stato concordato verrà effettivamente realizzato e preso come esempio da tutta l’industria della moda.
Nel frattempo, un applauso ai 32 brand capofila: Adidas, Bestseller, Burberry, Capri Holdings Limited, Carrefour, Chanel, Ermenegildo Zegna, Everybody & Everyone, Fashion3, Fung Group, Galerias Lafayette, Gap Inc, Giorgio Armani, H&M Group, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada Group, Puma, PVH Corp., Ralph Lauren, Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges Group, Stella McCartney e Tapestry.