È una partecipazione di rilievo quella di Process Factory al meeting internazionale Understanding and implementing the ZDHC CMS Technical Industry Guide (TIG), organizzato da ZDHC per introdurre il documento tecnico di implementazione della sua roadmap insieme a chi vi ha collaborato. L’invito, in senso più ampio, è il riconoscimento del ruolo che Process Factory ha avuto nella diffusione della metodologia ZDHC come contributor della prima ora e apripista in Italia di approccio olistico alla buona chimica e allo sviluppo sostenibile fondato coerentemente sulla condivisione degli obiettivi.
Il pubblico
Tra i partecipanti all’evento ZDHC del 24 marzo scorso, tanti brand del fashion e azienda della filiera: tintorie, stamperie, concerie, calzaturifici e fornitori di servizi che supportano l’industria tessile e del cuoio nella gestione chimica.
Il programma
In cosa consiste il CMS TIG e come va interpretato? Due diversi interventi a cura di Prasad Pant (South Asia Director di ZDHC) e Klass Nuttbohm (Implementation Director dell’Implementation HUB di ZDHC) hanno chiarito i vari aspetti attuativi del documento e del Supplier to Zero Program, sviluppati entrambi per l’implementazione della roadmap ZDHC a cui si conforma anche il protocollo Chem 4sustainability®.
Tra i momenti salienti del meeting, segnaliamo il panel discussion previsto proprio ad apertura lavori sul tema The need for chemical management in textile and leather manufacturing. Prasad Pant ha moderato il dibattito fra personalità di spicco come S. Karhtick, Program Manager e SCM di C&A, Dunstan Weragala, Manager di Hayleys Fabric PLC, Elisa Xu di Smart Shirts e la nostra Francesca Rulli, introdotta al pubblico come la pioniera del chemical management e della sostenibilità in Italia.
Uno standard comune per la buona chimica
Fino a che punto la corretta gestione delle sostanze chimiche in produzione è una priorità per l’industria della moda? Francesca Rulli è tornata su un tema da sempre caro a Process Factory e cioè sulla necessità di adottare uno standard condiviso per creare un sistema di valutazione di filiera misurabile e comparabile. Solo così, infatti, sarà possibile misurare e individuare le necessarie azioni di miglioramento, “premiando” i fornitori più meritevoli in quanto più impegnati sul fronte della sostenibilità e della buona chimica.
“Negli ultimi cinque anni – ha spiegato Rulli – l’attenzione al chemical management e alla sostenibilità è cresciuta sensibilmente, tanto da entrare nei sistemi di vendor rating di alcuni importanti brand del fashion & luxury. Il numero delle realtà che applicano una vera strategia di sostenibilità e riduzione del loro impatto ambientale è però ancora esiguo rispetto al volume totale della produzione e questo fa sì che la leva del costo sia quella che, purtroppo, pesa ancora di più”.
L’attesa è di assistere nei prossimi anni a un’accelerazione verso la sostenibilità e dunque a una distribuzione più equa del valore tale da favorire investimenti diffusi e continui in innovazione, applicata anche alla chimica sostenibile.
Perché la supply chain dovrebbe adottare un protocollo privato come 4sustainability®?
“Le aziende della filiera – ha risposto Rulli – ricevono pressioni sempre più forti dal mercato, con richieste di compliance chimica diverse e talvolta contradditorie. Implementare la metodologia ZDHC attraverso un protocollo unico come Chem 4sustainability® significa costruire un sistema di gestione strutturato che adotta tutti gli strumenti ZDHC e che consente allo stesso tempo di rispondere alle richieste del mercato con un solo investimento, una volta per tutte”.
Il sistema 4sustainability® è infatti concepito e continuamente aggiornato sulla base dello standard ZDHC e degli input dei brand. L’obiettivo è aiutare la filiera a gestire le sostanze chimiche in produzione nel rispetto della salute dell’uomo e dell’ambiente attraverso un iter di implementazione basato sulla valutazione dei processi e l’eliminazione del rischio in fase di input.
Il dialogo necessario fra brand e filiera
In Italia, sono oltre 160 le aziende che già applicano il protocollo Chem 4sustainability® e che misurano costantemente KPIs di implementazione per definire azioni di miglioramento. Questo approccio permette anche la condivisione delle migliori esperienze e la comunicazione al mercato, favorisce l’innovazione e l’eliminazione delle tossicità dai cicli produttivi.
Un ruolo fondamentale lo giocano i fornitori di servizi con la loro costante attività di supporto alle aziende. Sollecitata su questo da Prasad Pant, Francesca Rulli ha sottolineato come la materia sia nuova per tanti. “Per noi – ha affermato – aderire tra i primi alla Fondazione ZDHC contribuendo attivamente ai lavori del programma è stata una grande opportunità. Il confronto costante permette ai vari stakeholder di crescere insieme e condividere conoscenze e best practice. Il ruolo del service provider come cerniera fra brand e filiera diventa in questo senso fondamentale. L’esperienza diretta su tanti processi e aziende con situazioni e culture fra loro diverse, infatti, affina le competenze e stimola lo sviluppo di soluzioni testate sul mercato. Soluzioni sempre in linea con le attese di ZDHC e degli operatori che ne adottano l’approccio”.